Si deve allo studio milanese Robilant&Associati l’ultimo restyling del logo aziendale Alfa Romeo, la storica casa automobilistica oggi proprietà del gruppo Fiat.
Si deve allo studio milanese Robilant&Associati l’ultimo restyling del logo aziendale Alfa Romeo, la storica casa automobilistica oggi proprietà del gruppo Fiat.
E’ di questo mese il dibattito, anche su autorevoli riviste, sul nuovo logo del noto motore di ricerca Google. Non è la prima volta che l’azienda statunitense propone una diversa interpretazione del suo marchio.
Ieri 18 giugno è andata in scena la presentazione del project-work degli allievi del corso di graphic design 2014-2015. Alla presenza del Ceo Incosit, Maurizio Bifulco, i ragazzi hanno presentato il progetto di naming e packaging relativo ad un nuovo prodotto per capelli destinato alla grande distribuzione di cui avevano raccolto il brief 3 mesi fa.
L’utilizzo della tecnologia wearable sta coinvolgendo diversi settori della vita umana, rivoluzionando il rapporto con il proprio corpo e gli spazi d’acquisto. Il centro dell’evoluzione sta proprio nella diversa percezione del contenuto, che modificato al suo interno, con visualizzazione, tempi e modalitá distinte, consente una fruizione immediata e un differente accesso alle informazioni. In Italia, come nel resto del mondo nasce una vera e propria rivoluzione della “percezione soggettiva” e sará sempre più in crescita. In particolare la saturazione del mercato smartphone veicolerá i consumatori verso l’utilizzo di una nuova tecnologia, privilegiando gli smart wearables come ad esempio Google Glass e Smartwatch. Inoltre sará sempre piú importante l’integrazione, ovvero l’utente vuole accedere ad un rete di contenuti, connessi tra di loro e fruibili dai diversi device, con il vantaggio di scegliere la modalitá e lo strumento comunicativo a seconda del contesto e del momento di utilizzo.
In realtà fin dagli albori della storia del costume, gli abiti e gli accessori hanno sempre detto qualcosa di chi li indossa. Hanno espresso uno stile individuale, un senso estetico, perfino descritto un’appartenenza sociale. Ma da quando il volano dei Big Things e degli oggetti intelligenti internet mediati ha pervaso le menti di fantasie “geek” immergendoci “anima-corpo-relazioni” in quello che viene definito “digital lifestyle” anche l’abbigliamento è in piena rivoluzione. WEARABLE TECHNOLOGY, si dice. L’oggi e il domani della moda. Sulla bozza del futuro c’è scritto: “l’abbigliamento parla”: non dice solo chi sei, ma come stai, cosa vuoi, cosa devi fare. E lo fa prima di tutto a te che lo indossi. E’ un aiutante magico e molto smart che in un tempo che pare sempre di più dietro l’angolo, si candida a sostituire i nostri dispositivi digital. Il vestito è il device. Esso si accende con post social, ologrammi e segni luminosi, illumina marchi e istruzioni; modifica le caratteristiche sensibili del prodotto: esso ci dice perfino se è il caso di correre o di rallentare.
C’è euforia e scetticismo per il pronostico di 150 milioni di dispositivi indossabili venduti entro il 2018. Nonché per gli innumerevoli prototipi e oggetti di cui quasi quotidianamente si parla, dai Google Glass in avanti, fino al nuovo braccialetto FitBit che si sincronizza con il sistema IOS7 di Apple e ti dice mentre corri chi ti sta chiamando.
Ma se la moda ci sta, la wearable technology decolla.
Oggi nella realtà per così dire “fashion” l’obiettivo primario per le aziende è quello di aumentare, con l’introduzione della tecnologia, la concretezza e la performance del prodotto. Questa è già una realtà soprattutto per i marchi stranieri che rispetto a quelli italiani puntano sui contenuti ancor prima che sull’estetica.
Perciò possiamo dire che la “wearable tecnonology” è completamente presente nel settore fashion e lo modifica ogni giorno di più. E voi siete pronti?